27/11/23

PRIMO LEVI

Scrittore (Torino 1919 -1987). Ha offerto una delle più alte testimonianze sulla tragica realtà dei lager in Se questo è un uomo (1947), dove ha descritto la sua esperienza di ebreo deportato ad Auschwitz; la sua successiva produzione ha indagato la produzione industriale, volgendosi poi nuovamente al tema delle persecuzioni razziali (Se non ora, quando?, 1982; I sommersi e i salvati, 1986).


VITA E OPEREDi professione chimico, si rivelò nel campo letterario con Se questo è un uomo, uno dei più cospicui esempî della letteratura europea sulla realtà dei lager: L. vi narrava, in un tono tanto più drammaticamente icastico quanto più distaccato, le sue esperienze di ebreo deportato ad Auschwitz (marzo 1944 - genn. 1945). La liberazione e l'avventuroso ritorno in patria sono i temi del successivo La tregua (1963), mentre alla letteratura d'invenzione appartengono Storie naturali (1966) e Vizio di forma (1971), raccolte di racconti apparentemente fantascientifici, ma con la medesima problematica morale dei libri precedenti. Alla sua professione di chimico e rispettivamente alla sua esperienza del mondo della produzione industriale sono legate le due successive raccolte: Il sistema periodico (1975) e La chiave a stella (1978) 
Tornò al tema delle persecuzioni razziali in alcune pagine di Lilìt e altri racconti (1981), nel romanzo Se non ora, quando? e in un ultimo libro denso di riflessioni, I sommersi e i salvati. Pubblicò anche libri di poesie (Ad ora incerta, 1984), un'antologia delle letture a lui più care (La ricerca delle radici, 1981), una traduzione del Processo di F. Kafka(1983) e due raccolte di articoli (L'altrui mestiere, 1985; Racconti e saggi, 1986), frutto della sua collaborazione al quotidiano La Stampa
Levi si tolse la vita l'11 aprile 1987. 
Le pagine scritte continuano a svelarne il pensiero e le tante anime, anche quelle nascoste. La testimonianza del dolore dell’essere umano si mostra evidente in libri di riferimento come Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati, la sua professione di chimico (si laureò all’Università di Torino nel 1941 con una tesi sull’inversione di Walden), a cui tornò dopo la deportazione lavorando in una fabbrica di vernici, e quel suo legame stretto con il mondo scientifico sono rintracciabili nei racconti de Il sistema periodico (che, nel 2019, coincide con il 150esimo anniversario della tavola periodica degli elementi chimici e la recente pubblicazione del quaderno Cucire parole, cucire molecole, curato da Alberto Piazza dell’Accademia delle Scienze di Torino e da Fabio Levi del Centro internazionale di studi Primo Levi), nel Dialogo con Tullio Regge e nel piccolo pianeta 4545 tra Giove e Marte, scoperto nel 1989, che dal 2011 unisce nome e cognome, fondendoli in Primolevi.
Il testo viene pubblicato nel 1986, pochi mesi prima che Levi muoia, nell'aprile 1987.



LEVI E LA CHIMICA

Lettura e analisi del racconto CARBONIO


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LE POESIE   (Raccolta di versi intitolata Ad ora incerta, pubblicata nel 1984)

Shemà 


Primo Levi   - Dateci

Dateci qualche cosa da distruggere,
Una corolla, un angolo di silenzio,
Un compagno di fede, un magistrato,
Una cabina telefonica,
Un giornalista, un rinnegato,
Un tifoso dell’altra squadra,
Un lampione, un tombino, una panchina.
Dateci qualcosa da sfregiare
Un intonaco, la Gioconda,
Un parafango, una pietra tombale.
Dateci qualche cosa da stuprare,
Una ragazza timida,
Un’aiuola, noi stessi.
Non disprezzateci: siamo araldi e profeti.
Dateci qualcosa che bruci, offenda, tagli, sfondi, sporchi.
Che ci faccia sentire che esistiamo,
Dateci un manganello o una Nagant,
Dateci una siringa o una Suzuki.
Commiserateci.

Levi l’ha scritta nell’aprile del 1984. 

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Nel principio
Fratelli umani a cui è lungo un anno,
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi;
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d’anni prima d’ora,
Splendido, librato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice,
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest’una catastrofe rovescia
L’eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell’unico spasimo tutto è nato:
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.
13 agosto 1970

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