10/02/16

Anna Maria Ortese


Scrittrice che per la continua invenzione e per l'aperto sperimentalismo delle forme narrative risulta assai poco riportabile ai canoni consolidati, Anna Maria Ortese ha condotto un'esistenza alquanto ritrosa e solitaria, cui hanno contribuito sia una vita in pratica senza radici e segnata dal dolore, anzitutto per i numerosi lutti familiari (che segnano in profondità anche la sua opera), sia un atteggiamento fortemente critico verso il mondo culturale e intellettuale del suo tempo. 


Il suo esordio narrativo avviene nel 1937 coi racconti degli Angelici dolori. Seguiranno numerose altre opere, tutte contraddistinte da un'originalissima scrittura capace di alternare e fondere i registri narrativi più diversi, dall'esattezza realistica, all'intensità lirica, al racconto magico e visionario. Tra le altre, ricordiamo L'infanta sepolta (1950), Il mare non bagna Napoli (1953), L'iguana (1965), Il porto di Toledo (1975), Il cappello piumato (1979), Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari (1997). Un interessantissimo testo di poetica può essere considerato Corpo celeste (1997).

IL MALE FREDDO DI ANNA MARIA ORTESE (da Nazione Indiana)

Da Il mare non bagna Napoli: "La città involontaria"



Da La lente scura: "Bologna forse una terra promessa"

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